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Recensione di Centrone, B. La seconda polis: introduzione alle Leggi di Platone, (2021)

Centrone, Bruno. (. 2021. ),La seconda polis: introduzione alle Leggi di Platone. ,Roma: ,Carocci editore

Il volume si presenta come una panoramica, il più possibile completa, delle principali questioni de Le Leggi di Platone (Centrone, 2021CENTRONE, B. (2021) La seconda polis: introduzione alle Leggi di Platone. Roma, Carocci editore.). Esso va a colmare una lacuna esistente negli studi monografici in lingua italiana sull’ultimo dialogo di Platone. Il libro si articola in dieci capitoli, ben sette dei quali dedicati ad un commento testuale de Le Leggi. Gli ultimi tre, invece, sono da considerarsi un approfondimento di temi filosofici particolarmente difficili, come i limiti teorici e pratici delle leggi, la funzione del Consiglio Notturno, i “proemi” alle leggi, l’unità della virtù e la questione della realizzabilità del progetto politico platonico. Il volume rappresenta sia un validissimo strumento per chi volesse approcciarsi per la prima volta a Le Leggi di Platone, essendo, però, in possesso delle principali nozioni della filosofia platonica, e sia per gli studiosi e gli accademici che da tempo si occupano del dialogo platonico. Le note sono limitate nella lunghezza e nel numero, favorendo una lettura scorrevole, senza però penalizzare l’approfondimento. L’amplissima e aggiornata bibliografia citata, infatti, restituisce perfettamente le principali linee interpretative dei più importanti temi de Le Leggi. Centrone, fin dall’Introduzione (pp. 13-14) afferma di voler adottare un «criterio di spiegazioni multiple». Le questioni più ostiche, infatti, come il rapporto con la Repubblica, il carattere apparentemente “poco filosofico” del dialogo, la bipartizione dell’anima dell’esempio della marionetta [644 d7-645 a4] sono risolvibili, o almeno meglio comprensibili, se le si approccia con metodi differenti, che includono l’inquadramento testuale, con particolare riguardo al tema della “qualità filosofica” dei dialoganti, senza preconcetti ideologici e generalizzazioni poco prudenti e inefficaci nel rendere ragione della diversità dei temi trattati. Sebbene sia vero, infatti, che le leggi esprimono un maggiore pragmatismo della Repubblica, questo non deve far dimenticare che la categoria dell’utopia non è del tutto assente dal dialogo. Verso la fine del testo (pp. 302-314), infatti, Centrone approfondisce la questione della realizzabilità del progetto politico de Le Leggi, individuando elementi di realizzabilità, di utopia, ma anche elementi ludici. Le leggi sarebbero quindi il risultato di tutte e tre queste componenti, senza che una sia in posizione di preminenza rispetto alle altre. Ad esempio a favore della realizzabilità c’è sicuramente l’estensione a tutti i cittadini di una educazione di base e la partecipazione di essi alla vita politica della polis, rinunciando alla rigida divisione in classi della Repubblica. Anche la parziale liceità della proprietà privata va nella direzione del compromesso, del realismo e quindi della realizzabilità, ma tutto questo è bilanciato da elementi che vanno nella direzione opposta, come ad esempio il principio economico dell’autarchia o la negazione dell’utilità dei sacrifici e delle offerte agli dei (p. 312).

Un’altra importante acquisizione metodologica di Centrone è senz’altro l’individuazione dello stile argomentativo dell’Ateniese, che risponde a precisi motivi epistemologici, oltre che alla volontà di Platone di imitare il dialogo parlato. Lo studioso italiano individua (p.52) nel Lachete la perfetta descrizione del modo di procedere dell’Ateniese, capace di trattare di un argomento particolare e specifico, di riferirlo immediatamente ad un tema più generale nel quale esso è ricompreso e, poi, passare ad un altro argomento particolare, collegato al primo. Questo metodo, apparentemente caotico e causa di confusione anche per il lettore moderno, in realtà ha la sua efficacia epistemica, perché guida verso l’acquisizione di contenuti nuovi due interlocutori (Clinia e Megillo) altrimenti incapaci di seguire i ragionamenti dell’Ateniese e consente di mostrare al lettore l’intima connessione che esiste tra il particolare e il generale. Il procedimento funziona in entrambe le direzioni, cioè sia muovendo da principi generali noti verso casi particolari di difficile soluzione, ma anche producendo principi generali a partire da una molteplicità di casi particolari noti. Senza questo metodo argomentativo i due interlocutori, poco avvezzi alla filosofia, non sarebbero in grado di seguire i ragionamenti dell’Ateniese. Nel caso del simposio o più in generale della pratica del bere, Clinia e Megillo non potrebbero da soli comprendere la connessione di questo con il tema più generale della paideia, e quindi la necessità di una prospettiva educativa generale e coerente per la nuova polis. Inoltre non sarebbero neppure capaci di effettuare l’operazione inversa, cioè dal tema dell’educazione ritornare ai singoli oggetti della pratica educativa. Non si tratta, ovviamente, di una scoperta di Centrone, ma di un utile precisazione metodologica, capace di inquadrare correttamente ogni sezione del dialogo platonico ed evitare errori grossolani di interpretazione. Tutto il volume, infatti, è pieno di precisazioni e inquadramenti testuali di questo tipo i quali, seppur non originali, sono molto precisi e di grande aiuto sia per il lettore esperto che per il neofita. Ad esempio la differenza tra logos e logismos nel celebre passo della marionetta, evita di dover attribuire a Platone una prospettica “psicologista” moderna, con un Sé, l’autentico uomo, tirato in opposte direzioni dalle passioni e dalla razionalità. Invece, come afferma Centrone, il vero Sé dell’uomo è per Platone la parte razionale e il logismos è, appunto, il discorso (razionale) che invita a seguire il logos dell’anima (pp. 58-60). Il volume, come si è detto, affronta in sintesi praticamente ogni questione trattata ne Le Leggi, senza privilegiarne alcuna, ma dedicando ad ognuno il suo spazio. Infine merita di essere menzionata la sezione riguardante la funzione proemiale delle leggi, non solo perché essa è connessa al tema cardine della paideia, ma perché l’approfondimento di Centrone ad essa dedicato è tra i più chiari e interessanti dell’intero volume. L’Ateniese [734e] afferma che tutto quanto è stato affermato fino a quel momento (cioè l’importanza e la natura della paideia, la funzione dell’anima, la storia delle costituzioni e la descrizione della caduta di esse) ha funzione di proemio alle leggi, serve a fornire la base, anche persuasiva, della forza delle leggi. Non si tratta, come chiarito dall’autore (p. 256), di costruire un proemio per ogni legge, ma di andare oltre i limiti oggettivi delle stesse, che non possono occuparsi di ogni minimo aspetto della vita, né devono farlo, pena il ridicolo e l’inefficacia. I proemi, dunque, sono paragonati al canto, perché dolcemente persuadono i cittadini a seguire le leggi, anche se essi non sono capaci di intenderle perfettamente. Fanno parte dunque dell’educazione e consentono ai cittadini il possesso dei principi guida in grado di orientare l’azione anche in mancanza di leggi specifiche. I proemi, però, come specifica l’autore (p. 262) hanno una tripla natura: si dividono in razionali, retorici e dissuasivi. Possono essere sia pronti per essere inseriti nella legislazione della nuova città, sia in forma di esortazioni, consigli che possono servire per comporre i proemi veri e propri. Perciò è vero che le leggi hanno un primato nella nuova città, elemento di novità rispetto alla Repubblica e che giustifica il termine “nomocrazia”, ma senza l’apparato educativo, che a sua volta proviene dalla dimensione eidetica, esse non sono nulla. Perciò, secondo Centrone, è corretto riformulare in senso divino il motto protagoreo dell’Homo mensura, affermando che è il dio misura di tutte le cose. Infatti la legge è sempre ad un livello inferiore rispetto al nous [875 c-d] ed è per questo che non è opportuno interpretare Le Leggi in maniera isolata rispetto agli altri dialoghi, pensando erroneamente che Platone, poiché non nomina le idee e non fa riferimenti epistemologici di pari livello rispetto agli altri dialoghi, possa aver abbondonato i nuclei fondanti della sua filosofia. Centrone ipotizza che Platone possa aver forse «esaurito le sue possibilità contemplative» (p. 322) e perciò abbia sentito l’urgenza di completare un progetto politico più pratico, da provare a realizzare o comunque da lasciare in eredità ai suoi allievi. È per questo, quindi, che non sono rinvenibili ne Le Leggi riflessioni sui temi classici dell’epistemologia platonica, ma, invece, si trovano in abbondanza considerazioni pratiche sulla politica e sull’educazione, che, però, non hanno la pretesa di essere realizzabili di per sé. Perché Platone sapeva bene che la realizzabilità o meno di un progetto politico dipende anche, o meglio soprattutto, da fattori non umani, cioè dalla Tyche e dal Kairòs e quindi non è opportuno dividere troppo nettamente tra utopistiche e non utopistiche le proposte politiche del dialogo. Non solo perché ciò che ad un moderno può apparire irrealizzabile, magari per Platone non lo era affatto, ma perché non esiste una assoluta realizzabilità o irrealizzabilità intrinseca dei progetti politici. Forse è proprio questa l’acquisizione più importante di Centrone, cioè l’aver scardinato le coppie concettuali troppo rigide, come Realizzabilità\Irrealizzabilità, Pragmatismo\Utopismo, Continuità\Discontinuità dei contenuti rispetto ai dialoghi precedenti e aver mostrato, invece, quanto un approccio plastico ai problemi risulti non solo più rispettoso del testo platonico, ma anche più efficace dal punto di vista interpretativo, permettendoci di avvicinare i timori, le speranze per l’avvenire dell’autore e i suoi rapporti con l’esterno e l’interno dell’Accademia.

Bibliografia

  • CENTRONE, B. (2021) La seconda polis: introduzione alle Leggi di Platone Roma, Carocci editore.

Publication Dates

  • Publication in this collection
    14 Nov 2022
  • Date of issue
    2022

History

  • Received
    22 Feb 2022
  • Accepted
    10 Mar 2022
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