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Aspettare a Ventimiglia. La frontiera italo-francese fra militarizzazione, crisi dell’accoglienza e solidarietà

Waiting in Ventimiglia. The French-Italian border between militarization, reception crisis and solidarity

Riassunto

Questa etnografia è stata condotta sul confine italo-francese a Ventimiglia dal 2019 fino all’autunno 2021. La precedente conoscenza dell'area ha permesso di capire come la gestione da parte degli Stati della pandemia Covid-19 abbia ridefinito il dispositivo frontiera. L'articolo inizia con una descrizione del funzionamento dei controlli di frontiera e del loro continuo aggiornamento per limitare la possibilità di attraversamento del confine dei migranti illegalizzati. La seconda parte analizza la situazione generata a Ventimiglia dalla chiusura del confine come una crisi dell’accoglienza (Lendaro, Rodier, Vertongen, 2019LENDARO, Annalisa; RODIER, Claire; VERTONGEN, Youri L. La crise de l’accueil. Frontières, droits, rèsistances. Paris: La Dècouverte, 2019.), dovuta all'inazione delle istituzioni locali (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017DAVIES, Thom; ISAKJEE, Arshad; DHESI, Surindar. Violent Inaction: The Necropolitical Experience of Refugees in Europe. Antipode, v. 49, n. 5, p. 1263-1284, 2017.). Nelle conclusioni, l'articolo analizza quali sono le conseguenze sulle soggettività migranti dell'intersezione fra militarizzazione del confine e negazione dell’accoglienza, che costringe a vivere l'esperienza dell'attesa in condizioni di estrema precarietà e marginalità, alle quali si contrappone l’attività dei gruppi solidali della zona.

Parole chiave:
migrazioni; solidarietà; confini; abbandono; disuguaglianze

Abstract

This ethnography was conducted on the French-Italian border in Ventimiglia from 2019 until autumn 2021. The previous knowledge of the area has allowed understanding of how the management by the States of the Covid-19 pandemic has redefined the border device. The article starts with a description of how the border controls operate and continuously change to limit the possibility of border crossing by illegalized migrants. The second part analyses the situation generated in Ventimiglia by the closure of the border as a reception crisis (Lendaro, Rodier, Vertongen, 2019LENDARO, Annalisa; RODIER, Claire; VERTONGEN, Youri L. La crise de l’accueil. Frontières, droits, rèsistances. Paris: La Dècouverte, 2019.), due to the inaction of local institutions (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017DAVIES, Thom; ISAKJEE, Arshad; DHESI, Surindar. Violent Inaction: The Necropolitical Experience of Refugees in Europe. Antipode, v. 49, n. 5, p. 1263-1284, 2017.). In the conclusions, the article analyses which are the consequences on migrant subjectivities of the entanglement between the militarization of the border and the denial of reception, that forces them to live the experience of waiting in extremely precarious and marginal conditions, opposed by the activities of the solidarity groups in the area.

Keywords:
migration; solidarity; borders; abandonment; inequalities

Introduzione

Questo articolo nasce dall’immersione nel campo della città di Ventimiglia, al confine italo-francese, dal 2019 fino all’autunno 2021, in uno scenario fortemente condizionato dalla pandemia di Covid-19. La conoscenza pregressa del territorio, a partire dal 2016, ha permesso di cogliere in che modo la gestione degli Stati della crisi sanitaria abbia portato alla ridefinizione del funzionamento del dispositivo frontiera, andando ad influire sulla possibilità di circolazione delle persone migranti e sulle loro condizioni di vita nella città di Ventimiglia.

La frontiera italo-francese è un crocevia di diverse rotte migratorie che si intersecano nel tentativo di raggiungere i paesi del nord Europa. A partire dal 2015, in seguito alla cosiddetta crisi dei rifugiati e alla decisione del governo francese di ristabilire i controlli alla frontiera per questioni di sicurezza nazionale legate all’allarme terrorismo, ogni anno migliaia di persone rimangono bloccate in attesa di passare il confine.

Su questo territorio, da un lato la militarizzazione del confine impedisce la libertà di movimento dei migranti sprovvisti di documenti, dall’altro la mancanza di strutture di accoglienza in grado di rispondere ai loro bisogni primari costringe le persone ad affrontare l’attesa in condizioni di vita precarie e marginali. Le persone migranti si trovano a dover fare i conti non solo col confine fisico che divide i due paesi, ma anche con un confine simbolico all’interno dello spazio urbano di Ventimiglia, che li tiene ai margini della città, cercando di invisibilizzare la loro presenza.

Al contempo, sullo stesso territorio agiscono gruppi solidali che provano a dare sostegno in varie forme alle persone migranti, sia attraverso distribuzioni di beni di prima necessità e garantendo ospitalità alle soggettività più fragili, che fornendo informazioni utili e costruendo momenti di socialità, relazione e scambio con l’obiettivo di rompere la marginalizzazione.

Nell’articolo si cerca di evidenziare come la dimensione dell’attesa sia un elemento strutturante delle esperienze delle soggettività migranti in viaggio e come essa sia un tempo conteso fra l’assoggettamento al regime confinario delle politiche europee e la soggettivazione, possibile negli interstizi lasciati dal controllo, anche grazie all’incontro e all’alleanza con i gruppi solidali.

Nota metodologica

Quest’etnografia è stata condotta durante i periodi di residenza sul territorio come attivista di Progetto20k 1 1 Progetto20k è un collettivo politico che dal 2016 opera sul territorio di Ventimiglia fornendo supporto materiale alle persone in transito e sostenendo la loro autodeterminazione. https://www.facebook.com/progetto20k/ , un progetto di solidarietà a sostegno delle persone in transito per questa frontiera. Un contributo, dunque, situato da una parte precisa del battlefield della frontiera (Mezzadra, Stierl, 2019MEZZADRA, Sandro; STIERL, Maurice. The Mediterranean Battlefield of Migration. Open Democracy, 2019. Disponibile su: https://www.opendemocracy.net/en/can-europe-make-it/mediterranean-battlefield-migration/.
https://www.opendemocracy.net/en/can-eur...
), in sostegno all’autonomia delle migrazioni (Mezzadra, 2012MEZZADRA, Sandro. Autonomia delle migrazioni. Lineamenti di un approccio teorico. Outis. Rivista di filosofia (post)europea, n. 1, 2012.; De Genova, 2017De GENOVA, Nicholas (a cura di). The Borders of Europe. Autonomy of Migration, Tactics of Bordering. Durham and London: Duke University Press, 2017.) e in aperta critica alle politiche migratorie europee, a partire dall'esperienza diretta della violenza che esse producono sulle persone in movimento.

Pertanto, si tratta di “un’etnografia militante […] elaborata in una cruciale interazione politica con il contesto osservato” (Boni, Koensler, Rossi, 2020BONI, Stefano; KOENSLER, Alexander; ROSSI, Amalia. Etnografie Militanti. Prospettive e dilemmi. Milano: Meltemi, 2020., p. 15) e articolata all’interno della vita e delle attività di questo gruppo solidale, assunto come punto di osservazione privilegiato del dispositivo frontiera e dei suoi effetti sulle soggettività. Dal punto di vista di chi scrive, infatti, in un contesto caratterizzato da conflitti e violenza come la borderland (Balibar, 2009BALIBAR, Étienne. Europe as Borderland. Environment and Planning D Society and Space, v. 27, n. 2, p. 190-215, 2009.), la pratica etnografica - e la presenza partecipante da essa richiesta - non assume un approccio neutro e contemplativo, ma richiede, piuttosto, una pratica di ricerca che sia anche finalizzata alla trasformazione delle dinamiche di potere osservate. Esplicitare il posizionamento dell’etnografo sul campo serve a evidenziare come quella del ricercatore sia sempre una presenza situata: posizionarsi significa "prendere responsabilità per quelle pratiche che ci permettono di agire al meglio” (Haraway, 2018HARAWAY, Donna. Manifesto Cyborg. Roma: ManifestoLibri, 2018., p. 118). Facendo riferimento all’idea di saperi situati elaborata dalla critica femminista, non si prova a rispondere alle domande di oggettivazione delle teorie positiviste, ma piuttosto si pone l’accento sulla parzialità del ricercatore: solo un sapere esplicitamente situato sarà in grado di produrre oggettività, la quale sarà sempre parziale e imperfetta.

Il materiale raccolto consiste nel diario di campo redatto durante il soggiorno a Ventimiglia e nella trascrizione delle conversazioni avute con gli attori incontrati sul campo durante le attività quotidiane. Tramite la vita in comune e azioni come distribuire una coperta o trasmettere informazioni legali, si è cercato di costruire relazioni significative, in modo da costruire rapporti di fiducia che permettessero la condivisione di storie e vissuti personali. L’elaborazione delle informazioni raccolte ha tenuto conto della vulnerabilità dei soggetti coinvolti e ha prestato particolare attenzione alla loro tutela. Il successivo momento della scrittura è servito per riflettere e astrarsi dal contesto denso di relazioni e coinvolgimento della frontiera.

Figura 1:
Ventimiglia e le principali città nel raggio di 300 km

Il dispositivo frontiera

La prima fermata dopo Ventimiglia in direzione di Nizza è la stazione di Menton-Garavan; questo luogo ha un ruolo centrale nel dispositivo di frontiera implementato a partire dal 2015, in seguito alla cosiddetta crisi dei rifugiati e la conseguente chiusura del confine decisa dalle autorità francesi (Donadio, 2021DONADIO, Giacomo. The Irregular Border: Theory and Praxis at the Border of Ventimiglia in the Schengen Age. In: AMIGONI, Livio; ARU, Silvia; BONNIN, Ivan et al. (a cura di). Debordering Europe. Migration and Control Across the Ventimiglia Region . Cham: Palgrave Macmillan , 2021, p. 109-133.). Ogni treno che transita viene fermato per dare modo alla PAF (Police Aux Frontières) di salire a bordo ed effettuare controlli sui passeggeri.

Ciò che viene chiesto alle persone non è di possedere un biglietto in regola, ma di mostrare i documenti necessari ad attraversare il confine fra Italia e Francia, situato poche gallerie prima della stazione. Stando a bordo del treno risulta chiaro come gli agenti svolgano queste operazioni selezionando le persone da controllare sulla base dell'abbigliamento indossato, dell'aspetto fisico e del colore della pelle; un’attività di racial profiling (Amnesty International, 2017Amnesty International. Des contrôles au confin du droit. Violations de droits humains à la frontière française avec l’Italie. Paris: Amnesty International, 2017.) che rende esplicito il modo in cui il dispositivo frontiera agisca all'intersezione fra classe e razza (Scheel, 2017SCHEEL, Stephan. The Secret Is to Look Good on Paper: Appropriating Mobility within and against a Machine of Illegalization. In: De GENOVA, Nicholas (a cura di). The Borders of Europe: Autonomy of Migration, Tactics of Bordering. Durham and London: Duke University Press , 2017.; Khosravi, 2019KHOSRAVI, Shahram. Io sono confine. Milano: Eleuthera , 2019.). Viene controllato soprattutto chi non è bianco o ha un aspetto trasandato.

A partire dall’inizio del 2021 per attraversare il confine viene richiesta anche l’attestazione di un tampone molecolare covid con esito negativo effettuato nelle 72 ore precedenti, ma anche in questo caso la richiesta di mostrare il referto sembra essere rivolta soprattutto a persone non bianche.

La novità delle ultime settimane sono i respingimenti di cittadini non comunitari in possesso di tutti i documenti necessari all'espatrio, ma sprovvisti di attestazione covid. Oggi ho incontrato un ragazzo guineano in Italia da anni, con un permesso di soggiorno per lavoro subordinato, che è stato respinto perché non aveva fatto il test covid. Mi chiedeva a chi potersi rivolgere per fare il tampone, ma in questo momento a Ventimiglia non ci sono strutture pubbliche che li facciano. (Estratto del diario di campo, 18 febbraio 2021)

Le persone che non sono in possesso di tutti i documenti richiesti vengono rastrellate dalla polizia e fatte scendere dal treno; negli anni, organizzazioni solidali attive sul territorio hanno raccolto numerose testimonianze di persone contro le quali è stato fatto uso di spray urticante e che sono state fatte scendere con la forza dai treni, perché nascoste nei bagni o perché si rifiutavano di seguire gli agenti. L’8 ottobre 2020, nel tentativo di eludere i controlli di polizia, un ragazzo è morto folgorato mentre viaggiava nascosto sul tetto di un treno (1); episodi simili si sono verificati poi il 29 agosto (2) e il 3 novembre 2021 (3). Questi incidenti sono la materializzazione della necropolitica (Mbembe, 2016MBEMBE, Achille. Necropolitica. Verona: Ombre Corte , 2016.) che agisce su questa frontiera, dove tra il 2015 e il 2021 sono morte almeno quaranta persone a causa del regime confinario (Bonnin, 2021BONNIN, Ivan. The Infrastructure Environment of the Ventimiglia Borderland and Underground Border Crossings. In: AMIGONI, Livio; ARU, Silvia; BONNIN, Ivan et al. (a cura di). Debordering Europe. Migration and Control Across the Ventimiglia Region . Cham: Palgrave Macmillan , 2021, p. 73-91.; UNITED, 2021UNITED. List of 44 764 documented deaths of refugees and migrants due to the restrictive policies of "Fortress Europe". 2021. Disponibile su: http://unitedagainstrefugeedeaths.eu/wp-content/uploads/2014/06/ListofDeathsActual.pdf.
http://unitedagainstrefugeedeaths.eu/wp-...
).

Tutti coloro che vengono fermati sono condotti nella caserma di Ponte San Luigi, al confine con l’Italia. Qui avviene l'identificazione e a ciascuno è consegnato un documento chiamato refus d'entrée, in attesa di essere affidato alle autorità italiane per il respingimento.

Figura 2:
Un refus d'entrée che riporta la scritta "ragioni sanitarie covid"

Il tempo dell’attesa viene trascorso all'interno di container collocati accanto alla caserma. Molte testimonianze descrivono questo luogo come inospitale e in condizioni igienico sanitarie pessime: bagni sporchi, poche panche dove sedere, al punto che, a causa del sovraffollamento, spesso si è costretti ad attendere in piedi oppure seduti per terra. Coloro che vengono fermati dopo le ore 19 solitamente passano l’intera notte nei container. Le condizioni della detenzione non si sono modificate in alcun modo durante i mesi di pandemia, nonostante uno dei motivi per cui le autorità francesi hanno rafforzato i controlli alla frontiera sia proprio il contenimento dei contagi (Save The Children, 2021Save The Children. Nascosti in piena vista. Minori migranti in viaggio (attra)verso l’Europa. 2021. Disponibile su: https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/nascosti-in-piena-vista.
https://www.savethechildren.it/cosa-facc...
).

Finita l'attesa, chi viene respinto è affidato alla polizia italiana, per essere poi rilasciato sul lato italiano del confine, a circa una decina di chilometri dal centro di Ventimiglia. A partire dall’estate 2018 gli attivisti di Kesha Niya2 2 Kesha Niya è un'organizzazione fondata in Francia nel 2016, che dal 2017 opera nella zona di Ventimiglia, fornendo supporto materiale ai migranti e monitorando la situazione dei respingimenti da parte delle forze dell’ordine. https://www.facebook.com/KeshaNiyaProject/ avevano allestito un punto di ristoro vicino al confine dove fornire cibo, bevande e informazioni alle persone respinte; il 31 agosto 2021 è stato sgomberato dall’amministrazione locale con l’accusa di essere un luogo degradato e da quel giorno non esiste più un presidio fisso nei pressi della frontiera3 3 Vedi https://www.riviera24.it/2021/08/ventimiglia-ripulito-il-bivacco-dei-migranti-a-grimaldi-scullino-vanno-allontanti-gli-stanziali-712933/ . Questo luogo era fondamentale, non solo per il sostegno materiale che forniva, ma anche perché consentiva un monitoraggio costante sul numero e la natura degli arrivi e dei respingimenti.

A partire da marzo 2020 i flussi verso Ventimiglia sono stati fortemente condizionati dalle chiusure legate alla gestione pandemica: se, di fatto, fra marzo e maggio 2020 il numero degli arrivi e dei respingimenti era prossimo a zero, nei mesi estivi la riapertura ha portato a numeri molto alti, con una media giornaliera superiore alle cento persone e picchi di circa duecento persone respinte al giorno durante il mese di agosto. Nel corso dell’intero anno sono state respinte complessivamente 22.616 persone (WeWorld, 2021WeWorld. Ventimiglia: il viaggio dei migranti tra pandemia e nuove accoglienze. 2021. Disponobile su: https://www.weworld.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/ventimiglia-il-viaggio-dei-migranti-tra-pandemia-e-nuove-accoglienze.
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), uno dei numeri più elevati registrati a partire dal 2015. Con il ritorno delle restrizioni, durante i mesi autunnali e invernali a cavallo fra il 2020 e il 2021 i numeri sono tornati a oscillare, anche in conseguenza delle quarantene imposte alle persone in movimento (Esposito, Fabini, 2021ESPOSITO, Francesca; FABINI, Giulia. Detention And Migrant Containment in Italy at Times of Covid-19. 2021. Disponibile su: https://www.law.ox.ac.uk/research-subject-groups/centre-criminology/centreborder-criminologies/blog/2021/06/detention-and.
https://www.law.ox.ac.uk/research-subjec...
).

Seppur con andamenti non lineari e intensità differenti, Ventimiglia è il crocevia di due differenti rotte migratorie: la rotta proveniente dal Mediterraneo Centrale e dagli sbarchi nel sud Italia e quella proveniente dai Balcani, con frontiera d’ingresso a Trieste o Gorizia. A questi flussi se ne aggiungono altri due: quello delle persone residenti da tempo in Italia che, a causa dell’impossibilità di ottenere un permesso di soggiorno o estenuate dalle lunghe attese della richiesta d’asilo, decidono di sottrarsi a questo “limbo esistenziale e giuridico” (Capello, Cingolani, Vietti, 2014CAPELLO, Carlo; CINGOLANI, Pietro; VIETTI, Francesco. Etnografia delle migrazioni. Temi e metodi di ricerca. Roma: Carocci editore, 2014., p. 69) e riprendere il viaggio verso altri paesi europei; quello dei cosiddetti dublinati, persone che avevano già raggiunto la loro destinazione desiderata, ma sono state rimandate indietro perché identificate in Italia o in altri paesi del sud Europa e quindi vincolati dal Regolamento di Dublino ad effettuare la richiesta d’asilo nel primo paese sicuro di transito.

Tutte queste traiettorie si incrociano su questo territorio per dirigersi verso la Francia o altri paesi del nord Europa. Osservare le rotte da Ventimiglia permette di capire come esse non siano lineari, ma seguano percorsi turbolenti (Fontanari, 2016FONTANARI, Elisa. Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di attraversamento dei confini. Mondi Migranti, n. 1, Milano: Franco Angeli, p. 39-60, 2016.), fortemente condizionati sia dalle politiche di chiusura delle frontiere, che da quelle dei visti (Andersson, 2014ANDERSSON, Ruben. Time and the Migrant Other: European Border Controls and the Temporal Economics of Illegality. American Anthropologist, v. 116, n. 4, p. 795-809, 2014.; Scheel, 2017SCHEEL, Stephan. The Secret Is to Look Good on Paper: Appropriating Mobility within and against a Machine of Illegalization. In: De GENOVA, Nicholas (a cura di). The Borders of Europe: Autonomy of Migration, Tactics of Bordering. Durham and London: Duke University Press , 2017.; Boyce, 2020). Può capitare di incontrare persone algerine che arrivano dai Balcani, in virtù della possibilità di poter viaggiare regolarmente con un visto fino alla Turchia, piuttosto che persone provenienti dal Bangladesh, giunte in Italia attraverso il Mediterraneo Centrale.

Durante i turni al presidio di Kesha Niya, accade spesso di incontrare persone che si dichiarano minorenni, ma che sono state respinte dalla polizia francese, compiendo un’azione in contrasto con il sistema normativo a tutela dei minori stranieri non accompagnati, il quale prevede che essi siano presi in carico dai servizi sociali competenti e accompagnati in un luogo sicuro. Per aggirare questo ostacolo, le autorità francesi scrivono sul refus d'entrée una data di nascita differente da quella dichiarata dalla persona in questione, in modo da poterla respingere in Italia facendola risultare maggiorenne (Human Rights Watch, 2021Human Rights Watch. Francia: La polizia espelle minori migranti. Violazione della Protezione dei Minori e delle Leggi sull’Immigrazione. 2021. Disponibile su: https://www.hrw.org/it/news/2021/05/05/378427.
https://www.hrw.org/it/news/2021/05/05/3...
).

Oggi ho incontrato O., un ragazzo camerunense in viaggio da solo, ha la foto del certificato di nascita da cui risulta avere 16 anni. La polizia francese lo ha respinto due giorni consecutivamente: la prima volta hanno scritto “anno di nascita 2002”, il giorno successivo “anno di nascita 1998”. (Estratto del diario di campo, 3 settembre 2021)

Le stesse operazioni di controllo implementate a Menton-Garavan sono portate avanti in maniera meno sistematica nelle stazioni di Sospel e Breil-sur-Roya, sui treni che transitano per la vicina Val Roja (Giliberti, 2020GILIBERTI, Luca. Abitare la frontiera. Lotte neorurali e solidarietà ai migranti sul confine franco-italiano. Verona: Ombre Corte, 2020.). Inoltre, controlli di polizia sono presenti sia sulle due strade statali che uniscono Ventimiglia a Mentone, che in autostrada al primo casello francese di La Tourbie.

I numerosi sentieri di montagna che varcano il confine sono controllati con droni e saltuariamente da elicotteri, nonché pattugliati dalle forze dell’ordine francesi. Il sentiero più conosciuto è quello del Passo della Morte che unisce il paese di Grimaldi Superiore a Mentone. Questo cammino è tristemente famoso per lo strapiombo dove si rischia di cadere nel caso si sbagli direzione poche decine di metri dopo la linea di confine; nonostante ciò, periodicamente i segnavia vengono cancellati o modificati, compromettendo la sicurezza di chi lo percorre. Il 20 ottobre 2020 una persona è scomparsa sul sentiero e non se ne hanno più avuto notizie (4); il 7 novembre 2021 un cadavere è stato ritrovato nella zona (5) e lo stesso giorno altre tre persone si sono disperse nel tentativo di attraversare il confine (6).

Se si cammina lungo il sentiero di Grimaldi, l’attenzione viene attirata dalla grande quantità di vestiti e documenti strappati abbandonati ai margini del cammino; le persone si liberano di ciò di cui non hanno bisogno prima di provare a mettersi in cammino. Quest’anno un nuovo tipo di documento ha fatto la comparsa in questi cumuli: il foglio che attesta la fine della quarantena covid dopo lo sbarco, che spesso coincide con la notifica di un decreto di espulsione, che preclude la possibilità di effettuare una richiesta d’asilo in Italia. Un esempio chiaro di come uno strumento nato per questioni sanitarie venga piegato alle esigenze securitarie di controllo delle frontiere. (Estratto del diario di campo, 11 ottobre 2020)

Figura 3:
Vestiti e documenti abbandonati all'inizio del sentiero di Grimaldi

I controlli non si limitano alle immediate vicinanze della linea di confine: in virtù del combinato disposto fra Regolamento di Dublino e accordi di Chambery stipulati nel 1997 (Donadio, 2021DONADIO, Giacomo. The Irregular Border: Theory and Praxis at the Border of Ventimiglia in the Schengen Age. In: AMIGONI, Livio; ARU, Silvia; BONNIN, Ivan et al. (a cura di). Debordering Europe. Migration and Control Across the Ventimiglia Region . Cham: Palgrave Macmillan , 2021, p. 109-133.), tutti coloro che vengono fermati nella zona di frontiera della provincia delle Alpi Marittime, possono essere respinti in Italia.4 4 ACCORDO FRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA FRANCESE SULLA COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA IN MATERIA DI POLIZIA E DOGANA. 3.10.1997. Disponibile su: https://www.camera.it/_bicamerali/schengen/docinte/ACCITFR.htm Pertanto, le operazioni funzionali ai respingimenti sono frequenti almeno fino alla città di Nizza, situata a oltre 35 km dal confine.

Sul treno per Nizza, oltre al solito controllo a Garavan - dove un paio di poliziotti in borghese han tirato giù un ragazzo senza fargli prendere la borsa - c'è stato un altro controllo da parte di una decina di agenti della Gendarmerie a Cap d'Ail, subito dopo Monaco. Inoltre, qualche stazione dopo, a Eze-sur-mer, altri poliziotti erano sulla banchina che controllavano. (J., attivista di Progetto20k, 7 gennaio 2021)

Se precedentemente le operazioni di frontiera erano condotte esclusivamente sul lato francese, sperimentalmente a partire da dicembre 2020 e in maniera strutturale da marzo 2021, i controlli sono effettuati anche presso la stazione di Ventimiglia, dove pattuglie delle forze dell’ordine e dell’esercito presidiano le scale di accesso al binario da cui partono i treni per la Francia. Anche qui, in base a una selezione effettuata sulla linea del colore (Dubois, 2010DUBOIS, William E. B. Sulla linea del colore. Razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo. Bologna: Il Mulino, 2010.), alle persone viene chiesto di mostrare i documenti, impedendo l’accesso al treno a chi ne è sprovvisto. Inoltre, nello stesso periodo sono state istituite pattuglie miste composte da agenti delle polizie dei due Stati che agiscono sia alla stazione di Ventimiglia, che lungo le strade che attraversano il confine5 5 Vedi: https://www.poliziadistato.it/articolo/166143200b11689475179120 .

Prendere un treno per Mentone è un’esperienza diretta di cosa significhi privilegio bianco: oggi sono andato in Francia passando senza problemi attraverso il filtro della Polizia, mentre ai ragazzi afghani che erano con me è stato impedito l’accesso al binario dagli agenti. Io invece sono salito sul treno senza che mi venisse nemmeno chiesto il biglietto. (Estratto del diario di campo, 22 marzo 2021)

Figura 4:
Controlli di polizia alla stazione di Ventimiglia sui treni in partenza per la Francia

Queste azioni fanno parte delle politiche di “rafforzamento della cooperazione bilaterale di polizia con i Paesi confinanti per il contrasto e il monitoraggio dei movimenti secondari dei migranti irregolari”, di cui si fa menzione nella Direttiva generale per l’attività amministrativa e per la gestione relativa all’anno 2021 del Ministero degli Interni italiano6 6 Disponibile su: https://www.interno.gov.it/it/amministrazione-trasparente/disposizioni-generali/atti-generali/documenti-programmazione-strategico-gestionale . Questi controlli avvengono nelle stazioni e sui treni già prima della stazione di Ventimiglia: ci sono testimonianze di migranti fatti scendere dal treno dalle forze dell’ordine a decine di chilometri dal confine.

Nei giorni scorsi ho assistito ad una brutta situazione nella stazione di Genova Piazza Principe. La Polizia Ferroviaria era maleducata e aggressiva con alcuni giovani ragazzi migranti. Stavano cercando di prendere il treno per venire a Ventimiglia, i poliziotti hanno impedito loro di salire e hanno detto di stare bravi, se no li avrebbero portati all’hotspot di Taranto. (C., attivista a Ventimiglia, 3 giugno 2021)

Come fin qui descritto, il confine si rimaterializza nel cuore di quell’Europa di Schengen che, agli occhi di un cittadino europeo, potrebbe apparire come uno spazio liscio liberamente percorribile, producendo un’economia di confine (Friese, 2012FRIESE, Heidrun. Border Economies. Lampedusa and the Nascent Migration Industry. Shima: The International Journal of Research into Island Cultures, v. 6, n. 2, p. 66-84, 2012.) che ha due facce. Da un lato, l’enorme volume di denaro destinato all’industria della sicurezza: il Ministero dell’Interno italiano ha messo a bilancio dal 2021 al 2023 quasi un miliardo di euro all’anno per il “contrasto all'immigrazione clandestina e sicurezza delle frontiere e delle principali stazioni ferroviarie”.7 7 Idem Dall’altro, l’economia illegale della frontiera (Andersson, 2014ANDERSSON, Ruben. Time and the Migrant Other: European Border Controls and the Temporal Economics of Illegality. American Anthropologist, v. 116, n. 4, p. 795-809, 2014.): impossibilitate a proseguire il viaggio autonomamente, le persone si affidano alle reti di passeurs presenti sul territorio, pagando anche svariate centinaia di euro per un passaggio in Francia.

Le attività svolte sul territorio dai gruppi di solidali, in particolare da Progetto20k, si possono iscrivere in una politica dal basso di contrasto a entrambe queste economie di frontiera: l’azione di informativa e sostegno materiale all’attraversamento del confine che viene svolta rappresenta, infatti, sia una sfida alle politiche securitarie, che un sostegno alla possibilità di attraversamento autonomo - e senza contropartita economica - del confine, in aperto conflitto ai trafficanti. Inoltre, l’operato di questo gruppo si inscrive in una più ampia critica politica al regime confinario, come parte di una critica anticapitalista. Il confine viene letto come un dispositivo di filtraggio e selezione delle persone in funzione di un’inclusione differenziale “in accordo coi bisogni economici e sociali stabiliti dalle analisi statistiche delle dinamiche del mercato del lavoro, dagli studi demografici e dalle priorità politiche” (Mezzadra, Neilson, 2014MEZZADRA, Sandro; NEILSON, Brett. Confini e frontiere. La moltiplicazione del lavoro nel mondo globale. Bologna: Il Mulino , 2014., p. 178). La frontiera diventa quindi un campo di battaglia che contrappone da un lato l’autonomia delle migrazioni e le infrastrutture solidali a suo sostegno, dall’altro le politiche degli Stati e gli interessi del Capitale.

Figura 5:
La frontiera italo-francese

Questo tentativo di descrivere nel dettaglio tutte le pratiche di bordering (De Genova, 2017De GENOVA, Nicholas (a cura di). The Borders of Europe. Autonomy of Migration, Tactics of Bordering. Durham and London: Duke University Press, 2017.) serve a rendere la misura di come il dispositivo frontiera si estenda ben al di là della linea fisica di confine, articolandosi in una molteplicità di tecniche, burocrazie e controlli, che di fatto trasformano l’intero territorio compreso fra Genova e Nizza in una borderland nella quale le persone migranti sono iper-visibilizzate. Il dispositivo frontiera non nega semplicemente la libertà di attraversare il confine, ma cuce loro addosso il confine in una dimensione che si articola sia nello spazio che nel tempo (Andersson, 2014ANDERSSON, Ruben. Time and the Migrant Other: European Border Controls and the Temporal Economics of Illegality. American Anthropologist, v. 116, n. 4, p. 795-809, 2014.; Khosravi, 2019KHOSRAVI, Shahram. Io sono confine. Milano: Eleuthera , 2019.; Boyce, 2020BOYCE, Geoffrey A. Immigration, policing, and the politics of time. Geography Compass, v. 14, n. 8, 2020.).

La crisi dell’accoglienza

All’iper-visibilità agli occhi del regime confinario, fa da contraltare il tentativo dell’amministrazione locale di invisibilizzare la presenza delle persone migranti nel contesto urbano della città di Ventimiglia. “La società li riduce all’invisibilità, ma allo stesso tempo osserva ogni loro mossa” (Khosravi, 2019KHOSRAVI, Shahram. Io sono confine. Milano: Eleuthera , 2019., p. 137): i migranti si trovano a vivere questo paradosso determinato da ragioni economiche funzionali a preservare la vocazione turistica della cittadina ligure. Sono persone indesiderabili (Agier, 2008AGIER, Michel. Gérer les indésirables. Des camps de réfugiés au gouvernement humanitaire. Paris: Flammarion, 2008.), non solo in quanto migranti, ma anche perché povere e non rispondenti ai canoni estetici della località di villeggiatura. Il corpo del migrante è un corpo che va tenuto lontano dallo sguardo dei turisti, ma che va costantemente sorvegliato perché percepito come minaccia per l’ordine sotto molti punti di vista: estetico, politico, sociale, sanitario, culturale, morale (Sayad, 2002SAYAD, Abdelmalek. La doppia assenza. Dall’illusione dell’emigrazione alla sofferenza dell’immigrazione. Milano: Raffaello Cortina, 2002.).

Il confine con il quale si trovano a fare i conti le persone in transito, dunque, non è solo quello fisico fra Italia e Francia, ma è anche un confine simbolico, che si riproduce all’interno dello spazio urbano sulla base delle dicotomie decoro-degrado (Pisanello, 2017PISANELLO, Carmen. In nome del decoro. Dispositivi estetici e politiche securitarie. Verona: Ombre Corte , 2017.) e centro-periferia, confinandole in spazi marginali e periferici. Questa marginalizzazione si articola in una molteplicità di pratiche volte ad allontanare le persone in transito dai luoghi centrali della città.

Stasera dopo le attività di monitoraggio e distribuzione abbiamo deciso di fare assemblea in spiaggia. Alle 22.30 sono arrivati un paio di blindati della Polizia, da cui sono scesi una quindicina di agenti. Si sono avvicinati a noi chiedendoci se siamo italiani, poi si sono divisi fra spiaggia e riva del fiume, dove erano presenti vari capannelli di persone migranti in attesa di costruirsi un giaciglio per la notte. La Polizia ha detto a tutti loro che non potevano restare e li ha fatti allontanare. (Estratto del diario di campo, 18 agosto 2020)

Se quella cui si assiste in Europa a partire dal 2015 è stata definita da più parti come una crisi dei rifugiati, quella che si materializza a Ventimiglia è soprattutto una crisi dell’accoglienza (Lendaro, Rodier, Vertongen, 2019LENDARO, Annalisa; RODIER, Claire; VERTONGEN, Youri L. La crise de l’accueil. Frontières, droits, rèsistances. Paris: La Dècouverte, 2019.) che si sostanzia nella totale assenza delle istituzioni nell’offerta di servizi destinati alle persone in viaggio.

La maggior parte delle persone che incontriamo portano sul proprio corpo i segni del lungo viaggio affrontato; eppure, nessun tipo di assistenza sanitaria è loro garantita, se non quella dei medici volontari di Médecins du Monde, un paio di volte a settimana, o il medico di Caritas, che è presente solo alcune ore a settimana. Molti di coloro che arrivano dalla rotta balcanica hanno la scabbia, dovrebbero fare una doccia, mettere la pomata e cambiarsi i vestiti, ma a Ventimiglia non c’è nessun luogo dove possano avere accesso ai servizi igienici. (Estratto dal diario di campo, 25 settembre 2020).

Figura 6:
Luoghi significativi sul territorio fra Ventimiglia e Mentone

L’unica struttura istituzionale esistente, il Campo Roja (gestito dalla Croce Rossa su indicazione della Prefettura), situato nell’estrema periferia della città, è stato chiuso il 31 luglio 2020 (7). Anche questa decisione si inscrive fra le misure legate alla gestione pandemica: per alcuni mesi sono stati impediti nuovi ingressi per evitare contagi, infine il campo è stato chiuso a causa del numero esiguo di ospiti.

Questo campo di transito, aperto nel 2016, era l’unica forma di accoglienza sul territorio e rappresentava un unicum dal punto di vista giuridico, ospitando sia persone in transito che richiedenti asilo. Pur non essendo un centro di detenzione, l'organizzazione della struttura costringeva gli ospiti a sottoporsi a un regime disciplinare (Foucault, 1993FOUCAULT, Michel. Sorvegliare e punire. Nascita della prigione. Torino: Einaudi, 1993.): era un luogo non completamente aperto e non completamente chiuso (Menghi, 2020MENGHI, Marta. The Moral Economy of a Transit Camp: Life and Control on the Italian-French Border. In: AMIGONI, Livio; ARU, Silvia; BONNIN, Ivan et al. (a cura di). Debordering Europe. Migration and Control Across the Ventimiglia Region . Cham: Palgrave Macmillan , 2021, p. 93-107.), costantemente presidiato dall’esercito e dalle forze dell’ordine. L’apertura del campo era avvenuta a seguito degli sgomberi dei campi informali nati precedentemente sul territorio - nel 2015 nei pressi della spiaggia dei Balzi Rossi e nel 2016 lungo il fiume Roja - che rappresentavano forme di abitare auto-organizzate, fortemente osteggiate dall’amministrazione locale.

La chiusura del campo istituzionale dimostra come lo sforzo delle istituzioni sia tutto concentrato sulla funzione poliziesca di controllo del confine, mentre la questione umanitaria della gestione dei non-cittadini venga demandata alle organizzazioni non governative o alla società civile (Balibar 2012BALIBAR, Étienne. Cittadinanza. Torino: Bollati Boringhieri, 2012.). Da agosto 2020, per far fronte a centinaia di arrivi, ci sono soltanto due appartamenti gestiti da Caritas destinati a famiglie con bambini, una struttura gestita dalla ONG Save the Children, che può ospitare tre minori non accompagnati e una piccola rete informale di accoglienza in appartamenti, tra cui quello di Progetto20k. Alla maggioranza delle persone, perciò, non resta che dormire all’aperto, principalmente in spiaggia o lungo la riva del fiume, in una situazione di totale vulnerabilità.

Nella notte fra il 2 e il 3 ottobre 2020 un’alluvione ha pesantemente colpito la città di Ventimiglia. Le strade sono state invase dal fango, un ponte è stato portato via dall’impeto dell’acqua, la spiaggia è stata completamente invasa da rifiuti e detriti portati a valle dalla piena. Nei giorni successivi, dieci corpi senza vita sono stati rinvenuti in mare; soltanto due di essi sono stati identificati, per tutti gli altri le autorità non hanno saputo fornire le generalità e nessuno li ha reclamati (8). Dopo alcuni giorni di attenzione mediatica, la questione dell’identificazione dei cadaveri è scomparsa dalle cronache, lasciando spazio ad una domanda che nessuno o quasi ha formulato pubblicamente e alla quale probabilmente non verrà mai data risposta: si trattava di migranti che dormivano sulle sponde del fiume Roja? (Estratto dal diario di campo, 15 ottobre 2020)

La necropolitica della frontiera non si manifesta, quindi, solo negli incidenti mortali durante i tentativi di attraversamento, ma anche come conseguenza della totale assenza di strutture che rispondano ai bisogni delle persone bloccate. I migranti morti in questi anni sono vittime collaterali dell’intreccio fra militarizzazione del confine e negazione dell’accoglienza: il 3 giugno 2021 un ragazzo è morto annegato, trascinato a largo dalla corrente, mentre si stava lavando in mare (9).

Seguendo Didier Fassin (2019FASSIN, Didier. Le vite ineguali. Quanto vale un essere umano. Milano: Feltrinelli, 2019.), possiamo parlare di disuguaglianza nel valore conferito alle vite umane. È come se le scelte e l’inazione (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017DAVIES, Thom; ISAKJEE, Arshad; DHESI, Surindar. Violent Inaction: The Necropolitical Experience of Refugees in Europe. Antipode, v. 49, n. 5, p. 1263-1284, 2017.) delle istituzioni - in termini di politiche sanitarie, abitative e sociali - esprimessero un giudizio di valore sulle vite delle persone in transito. Non si tratta di stabilire chi deve vivere e morire, ma di decidere che tipo di vita debbano vivere le persone bloccate sul territorio di frontiera: una vita ai margini, precaria fino alle estreme conseguenze.

Per colmare l’assenza di un campo, a partire da agosto 2020 gruppi di migranti hanno occupato ripetutamente alcune palazzine abbandonate, conosciute come “Case Rosse”, nei pressi dell’ex Campo Roja. A più riprese, le forze dell’ordine hanno proceduto allo sgombero, chiudendo l’accesso all’acqua, sigillandone gli ingressi, buttando via tutto ciò che trovavano all’interno. Le persone, quindi, hanno iniziato a dormire all’esterno degli edifici, sfruttando alcuni spazi parzialmente coperti, oppure sotto il ponte nei pressi di via Tenda, nella stessa zona dove nel 2016 aveva preso forma il campo informale.

Figura 7:
Interni delle “Case Rosse” a Ventimiglia

Prendendo in prestito le parole di Shahram Khosravi (2019KHOSRAVI, Shahram. Io sono confine. Milano: Eleuthera , 2019., p. 11), la frontiera “sa di umiliazione e vergogna”. Questo sentimento è reso bene da quanto accaduto dopo l’alluvione dell’ottobre 2020. I rifiuti e le macerie lasciati dall’esondazione del fiume Roja sono stati ammassati nel piazzale antistante il cimitero di Ventimiglia, uno dei pochi luoghi in città dove le realtà solidali possono svolgere le loro attività. Da oltre quattro anni, infatti, diverse realtà solidali del territorio effettuano ogni sera la distribuzione di pasti caldi, mentre Progetto20k fornisce informazioni, distribuisce vestiti, coperte ed energia elettrica per ricaricare i cellulari. Questo luogo solidale è stato conquistato con la perseveranza di volontari e attivisti, nonostante un clima di costante intimidazione da parte delle forze dell’ordine.

L’alluvione non ha fatto altro che moltiplicare i paradossi e le difficoltà in questa terra di confine: la settimana successiva all’esondazione, in occasione di una delle distribuzioni serali, le forze dell’ordine hanno minacciato di multare le persone presenti nel caso non avessero rispettato le disposizioni sanitarie su distanziamento e mascherine, mentre queste stesse persone stavano consumando il pasto fra il fango e i rifiuti ammassati. Più che una reale preoccupazione per la situazione igienico-sanitaria, la pandemia sembra aver offerto uno strumento ulteriore di pressione e intimidazione. (Estratto dal diario di campo, 15 ottobre 2020)

Figura 8:
Migranti in fila alla distribuzione nei giorni successivi all'alluvione dell'ottobre 2020

La scelta di utilizzare questo piazzale come discarica è sembrato un tentativo di disumanizzare un luogo marginale e negare uno dei pochi spazi di solidarietà. Ogni giorno, solidali e migranti cercano di risignificare questo spazio attraverso la socialità - mangiando assieme, chiacchierando, giocando a pallone, ascoltando musica - creando un tempo sospeso dalla precarietà e dalla violenza della frontiera, condividendo informazioni utili alla prosecuzione del viaggio, praticando una contro-condotta alle politiche confinarie (Queirolo Palmas, Rahola, 2020QUEIROLO PALMAS, Luca; RAHOLA, Federico. Underground Europe. Lungo le Rotte Migranti. Milano: Meltemi , 2020.).

Figura 9:
Assemblea fra migranti e solidali sul piazzale della distribuzione

Conclusioni. L’attesa fra soggettivazione e assoggettamento

L’attesa sul territorio di Ventimiglia, nelle condizioni di marginalità e precarietà descritte, è un tempo di assoggettamento al dispositivo confinario durante il quale alle persone viene negata la dignità, un’attesa volta a produrre soggettività subalterne.

D’altronde, le soggettività migranti sono sempre state soggette alla dimensione dell’attesa (Andersson, 2014ANDERSSON, Ruben. Time and the Migrant Other: European Border Controls and the Temporal Economics of Illegality. American Anthropologist, v. 116, n. 4, p. 795-809, 2014.), ma la gestione del loro tempo e l’imposizione su di esse di temporalità eterodirette sta assumendo un ruolo sempre più centrale nella battaglia fra politiche confinarie e autonomia delle migrazioni. Nonostante la crescente militarizzazione e l’enorme dispiegamento di mezzi e uomini a guardia dei confini, le persone continuano a muoversi; le politiche degli Stati, allora, estendono il campo del controllo non soltanto sulla dimensione spaziale, ma anche su quella temporale. Le persone sono rallentate più che bloccate, i flussi vengono contenuti più che arrestati (Tazzioli, Garelli, 2018TAZZIOLI, Martina; GARELLI, Glenda. Containment beyond detention. The hotspot system and disrupted migration movements across Europe. Environment and Planning D: Society and Space, v. 38, n. 6, p. 1009-1027, 2018.), gli Stati cercano di prolungare il più possibile la dimensione del transito, imponendo il non-arrivo come condizione prolungata nel tempo (Fontanari, 2016FONTANARI, Elisa. Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di attraversamento dei confini. Mondi Migranti, n. 1, Milano: Franco Angeli, p. 39-60, 2016.).

L'indeterminatezza dell'attesa crea nelle persone un senso di incertezza, oltre a restituire loro una percezione di insignificanza sociale (Lucht, 2012 cit. in Andersson, 2014ANDERSSON, Ruben. Time and the Migrant Other: European Border Controls and the Temporal Economics of Illegality. American Anthropologist, v. 116, n. 4, p. 795-809, 2014., p. 802): l’estrema marginalità prodotta dal regime confinario estrae vitalità da chi è bloccato in frontiera. Questa condizione è esacerbata per coloro che sono soggetti al rischio di essere dublinati o che vivono già in una situazione di circolarità (Fontanari, 2016FONTANARI, Elisa. Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di attraversamento dei confini. Mondi Migranti, n. 1, Milano: Franco Angeli, p. 39-60, 2016.), passando nuovamente da Ventimiglia, dopo aver raggiunto il nord Europa ed essere stati deportati indietro. In questi casi, le persone vivono una doppia liminalità: ad un presente precario, si somma l’incertezza del futuro (Sayad, 2002SAYAD, Abdelmalek. La doppia assenza. Dall’illusione dell’emigrazione alla sofferenza dell’immigrazione. Milano: Raffaello Cortina, 2002.). Anche se riusciranno a superare il confine, non hanno alcuna garanzia di poter scegliere il luogo dove provare a costruire la propria vita, costantemente a rischio di essere rimandati indietro.

Oggi ho sentito S., è stato deportato a Timisoara in Romania, dopo aver trascorso quasi sei mesi in Francia. Lui e suo cugino Z. sono passati da Ventimiglia a marzo. Sono rimasti alcuni giorni con noi, hanno provato varie volte prima di riuscire a passare il confine, ci chiedevano dove avevano più possibilità di ottenere l’asilo, temevano di essere dublinati, perché avevano lasciato le impronte in Romania. Hanno scelto Le Havre, ma la Francia non ha accettato la loro pratica e sono stati deportati. Adesso qualcuno gli ha detto che, se trascorreranno tre mesi fuori da Schengen, poi potranno provare a chiedere nuovamente asilo in Francia. Quindi stanno cercando di muoversi verso la Bosnia o la Serbia, ma non sanno dove andare e se poi riusciranno a rientrare nell’Unione Europea. L’ennesima attesa senza sicurezze per il loro futuro. (Estratto dal diario di campo, 2 ottobre 2021)

Più l’attesa si protrae e più le persone sembrano perdere il senso del viaggio e del loro stare sul territorio di Ventimiglia: abbandonate ad un’esistenza informale dalle autorità (Davies, Isakjee, Dhesi, 2017DAVIES, Thom; ISAKJEE, Arshad; DHESI, Surindar. Violent Inaction: The Necropolitical Experience of Refugees in Europe. Antipode, v. 49, n. 5, p. 1263-1284, 2017.), a volte ricorrono all’alcol, alle sostanze o all’abuso di medicinali per estraniarsi (Sayad, 2002SAYAD, Abdelmalek. La doppia assenza. Dall’illusione dell’emigrazione alla sofferenza dell’immigrazione. Milano: Raffaello Cortina, 2002.) dalla condizione di pesante disagio che vivono. Costrette in condizioni oscene, volgari e grottesche (Mbembe, 1992MBEMBE, Achille. The banality of power and the aesthetics of vulgarity in the postcolony. Public Culture, v. 4, n. 2, 1992.), sono tenute in uno stato di durevole provvisorietà, rischiando di perdere “l’attitudine a impegnarsi nel gioco della vita, perché tutto conferma loro che ne sono escluse” (Augé, 2009AUGÉ, Marc. Che fine ha fatto il futuro? Dai nonluoghi al nontempo. Milano: Eleuthera, 2009. p. 79).

I. è a Ventimiglia da almeno due anni. Arriva dal Sudan, è stato dublinato in Italia, dopo aver vissuto in Germania, dove faceva il meccanico. È quasi sempre ubriaco, sembra aver perso interesse per il viaggio, non vuole più attraversare il confine, è stanco di spostarsi. Dalla chiusura del campo Roja vive in strada. Ormai ci conosciamo bene, anche se la comunicazione è complessa: parla un misto di arabo, inglese, tedesco e italiano. Ci incontriamo quasi ogni giorno e ci ripetiamo le stesse cose: si lamenta della polizia, di come lo trattano, è arrabbiato per le condizioni di vita cui sono costrette le persone in frontiera. Racconta spesso un aneddoto, mentre dormiva sotto il ponte la polizia è andato a svegliarlo per dirgli di andarsene da lì, lui ha risposto “What do you mean ‘vai fuori’, sono già fuori!”. I. è bloccato qui, non vuole più andare avanti, non può tornare indietro. (Estratto dal diario di campo, 15 febbraio 2021)

Le persone in transito, però, non sono solo spettatori passivi dei processi di produzione di soggettività imposti loro dal regime confinario. Seguendo Michel Foucault (2004FOUCAULT, Michel. La volontà di sapere. Storia della sessualità 1. Milano: Feltrinelli , 2004.), sappiamo che là dove c'è potere, c'è resistenza: le soggettività migranti non svolgono solo il ruolo di bersaglio, ma anche quello di avversario di questo potere, provando ad agire forme di costruzione del sé dentro gli interstizi lasciati della struttura di controllo e governo delle migrazioni (Fontanari, 2016FONTANARI, Elisa. Soggettività en transit. (Im)mobilità dei rifugiati in Europa tra sistemi di controllo e pratiche quotidiane di attraversamento dei confini. Mondi Migranti, n. 1, Milano: Franco Angeli, p. 39-60, 2016.).

S. era bloccato a Ventimiglia da parecchi mesi, lo si incontrava tutte le mattine in Caritas a ritirare il sacchetto con la colazione e quasi ogni sera in distribuzione con in mano il suo cartone di vino. Una di quelle persone che per sopportare le condizioni di vita a Ventimiglia deve estraniarsi facendo uso di alcol. Arriva dalla Somalia, è in viaggio da sette anni; era rimasto bloccato qui dopo essere stato dublinato dalla Germania. Da qualche giorno non lo si vedeva in giro, stamattina M. ci ha detto che è arrivato a Marsiglia. Sembrava destinato a rimanere bloccato qui per sempre e invece è riuscito a passare! (Estratto del diario di campo, 1 febbraio 2021)

Nonostante le condizioni di estrema marginalità fin qui descritte, anche grazie all’incontro e all’alleanza coi gruppi solidali, l’attesa può diventare un tempo di costruzione di competenze e capitale sociale utili alla prosecuzione del viaggio.

R. e la sua famiglia sono finalmente arrivati in Germania. Li abbiamo incontrati due settimane fa in spiaggia, dove avevano dormito dopo essere stati respinti dalla polizia francese. R. ha 13 anni, viene dal Kurdistan iracheno, viaggia coi genitori, le due sorelline, gli zii e un cugino più o meno coetaneo. È l’unico della famiglia che parla un buon inglese, per cui per tutte le comunicazioni la famiglia dipende da lui; mi ha detto che lo ha imparato durante il viaggio, nei campi in Grecia e in Bosnia dove hanno vissuto prima di arrivare in Italia. Dopo essere stati alcuni giorni a Ventimiglia, sono stati una settimana a Parigi, dove li abbiamo messi in contatto con attivisti locali che li hanno aiutati a trovare un posto per dormire. Ora sono in Germania, dove desideravano arrivare, sapendo che c’è una grande comunità curda che può sostenerli. (Estratto del diario di campo, 31 agosto 2020)

L’esperienza del viaggio, con le sue molteplici soste, attese e incontri, può assumere dunque la forma di un lungo processo di acquisizione di saperi e costruzione di relazioni utili al superamento dei confini e al perseguimento del proprio progetto di vita. Un processo di soggettivazione, che si contrappone all’assoggettamento al regime confinario, grazie al quale le persone migranti possono sviluppare strategie per realizzare traiettorie impreviste, sulla base dei propri desideri e delle proprie aspirazioni, dando così corpo all’autonomia delle migrazioni.

Figura 10:
La rete al confine fra Italia e Francia sul sentiero di Grimaldi, sullo sfondo Mentone

Per concludere, la potenziale duplicità dell’attesa, contesa fra processi di soggettivazione e meccanismi di assoggettamento, diventa uno dei campi centrali della sfida fra autonomia e governo delle migrazioni contemporanee. Per questo motivo, la dimensione temporale dei fenomeni migratori, che in letteratura è stata solo parzialmente esplorata, potrebbe essere un tema decisivo per la comprensione delle esperienze soggettive di chi migra. Pertanto, interrogare questo tema, sia nelle borderland che nei contesti metropolitani, potrebbe rappresentare uno dei possibili sviluppi della ricerca che sostiene il presente articolo.

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    » http://unitedagainstrefugeedeaths.eu/wp-content/uploads/2014/06/ListofDeathsActual.pdf
  • WeWorld. Ventimiglia: il viaggio dei migranti tra pandemia e nuove accoglienze 2021. Disponobile su: https://www.weworld.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/ventimiglia-il-viaggio-dei-migranti-tra-pandemia-e-nuove-accoglienze
    » https://www.weworld.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/ventimiglia-il-viaggio-dei-migranti-tra-pandemia-e-nuove-accoglienze

Articoli di quotidiani

  • 1
    Progetto20k è un collettivo politico che dal 2016 opera sul territorio di Ventimiglia fornendo supporto materiale alle persone in transito e sostenendo la loro autodeterminazione. https://www.facebook.com/progetto20k/
  • 2
    Kesha Niya è un'organizzazione fondata in Francia nel 2016, che dal 2017 opera nella zona di Ventimiglia, fornendo supporto materiale ai migranti e monitorando la situazione dei respingimenti da parte delle forze dell’ordine. https://www.facebook.com/KeshaNiyaProject/
  • 3
    Vedi https://www.riviera24.it/2021/08/ventimiglia-ripulito-il-bivacco-dei-migranti-a-grimaldi-scullino-vanno-allontanti-gli-stanziali-712933/
  • 4
    ACCORDO FRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA FRANCESE SULLA COOPERAZIONE TRANSFRONTALIERA IN MATERIA DI POLIZIA E DOGANA. 3.10.1997. Disponibile su: https://www.camera.it/_bicamerali/schengen/docinte/ACCITFR.htm
  • 5
    Vedi: https://www.poliziadistato.it/articolo/166143200b11689475179120
  • 6
    Disponibile su: https://www.interno.gov.it/it/amministrazione-trasparente/disposizioni-generali/atti-generali/documenti-programmazione-strategico-gestionale
  • 7
    Idem

Publication Dates

  • Publication in this collection
    11 May 2022
  • Date of issue
    Jan-Apr 2022

History

  • Received
    10 Nov 2021
  • Accepted
    07 Feb 2022
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